Sheer Piano Attack – A Queen Piano Tribute
Gabriele Baldocci, pupillo di Martha Argerich, tra i più apprezzati pianisti della sua generazione, coinvolge e stimola il pubblico in una vera e propria esperienza musicale in cui, ispirandosi al concetto di parafrasi di Liszt, reinventa la grande musica dei Queen tra improvvisazioni e partecipazione attiva degli spettatori, che diventano, quindi, protagonisti.
Nonostante io sia un pianista classico, sono sempre stato un grande fan dei Queen, fin da bambino e, grazie a Sheer Piano Attack, sono riuscito a coniugare la mia passione per la storica band inglese con la mia formazione classica.
Da qualche anno registro ed eseguo le Sinfonie complete di Beethoven trascritte da Franz Liszt per pianoforte solo e sono stato fortemente influenzato dall’improvvisazione di Liszt. Liszt ha preso in prestito i temi di molti capolavori del suo tempo per produrre parafrasi e trascrizioni per pianoforte sorprendentemente virtuose.
L’idea alla base di Sheer Piano Attack è nata dalla seguente domanda: cosa avrebbe scritto Liszt se fosse vissuto ai nostri giorni e se fosse stato, come me, ispirato dai lavori di Freddie e Brian? Partendo da quell’idea, ho composto alcuni brani (White Queen, Keep Yourself Alive, Love of my Life, Save me / We are the Champions / Don’t Stop Me Now Medley, You Take My Breath Away) sullo stile di Liszt .
Poi ho chiamato alcuni amici compositori e ho detto loro di scrivere quello che volevano, con l’unica regola di prendere come fonte di ispirazione una canzone in particolare. Hanno scritto tutti cose molto diverse.
Innuendo di Simone Spagnolo è una fedele trascrizione dell’originale, mentre la versione di Michael Glenn Williams di Bohemian Rhapsody è un pazzo (e terribilmente difficile!) mix tra Bo Rhap e Second Hungarian Rhapsody di Liszt. Marco Nodari, infine, ha scritto “The Prophet”, tratto da “Prophet’s Song”, uno dei miei brani preferiti dei Queen, che ha completamente rivisitato mantenendo l’atmosfera impressionista del brano originale.
Infine, ho contattato Peter Jones, un cantante fantastico di Nottingham, la cui voce amo particolarmente, per offrire una versione toccante di “Too Much Love Will Kill You” e “È questo il mondo che abbiamo creato?”.
– Gabriele Baldocci